Max, un'etnobotanica, deve recarsi in Africa, in una riserva naturale dove vivono gli ultimi esemplari di gorilla di montagna e dove pare cresca una pianta in grado di rivoluzionare il mercato farmaceutico. Lì, in mezzo ai gorilla, Max sarà finalmente libera dalle gabbie in cui la tiene rinchiusa la sua malattia, quella sindrome di Asperger che le rende così problematica l'interazione con i suoi simili e che le permetterà invece di integrarsi con grande naturalezza tra i grossi e misteriosi primati. Cento anni prima, sempre in Africa, Jeremy, un giovane ingegnere omosessuale, si trova ad affrontare un profondo turbamento di fronte alla natura sensuale del continente nero. Deve uccidere i leoni che stanno decimando i suoi uomini e portare così a termine la costruzione della ferrovia; contemporaneamente vive l'attrazione proibita per un indigeno. Ancor più dell'intreccio narrativo, che pure è intrigante e corposo, ancor più delle sontuose descrizioni, a rendere unica l'opera della Schulman è l'assoluta maestria con cui caratterizza i suoi personaggi, soprattutto Max Tombay, con tutte le sue idiosincrasie, con una percezione della realtà fisica dolorosamente intensa e acuta, con un mondo interiore che è quasi chiassoso in contrasto con il silenzio esteriore.