La fine dell'Alzheimer

Il primo programma per prevenire e combattere il declino cognitivo

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Per la prima volta è possibile associare l'Alzheimer alla parola "speranza"

L'Alzheimer è l'unica delle dieci patologie più diffuse nei paesi avanzati per la quale non esiste una cura. Anzi, la situazione è paradossale: nonostante 600 mila pazienti in Italia, 5 milioni negli Usa, 47 milioni nel mondo, l'Alzheimer è diventato una malattia negletta, su cui l'industria farmaceutica ha smesso di fare ricerca. Perché le ingenti risorse investite finora non hanno dato alcun risultato.

Ora finalmente qualcosa è cambiato. Dopo trent'anni di ricerche, il dottor Dale Bredesen ha scoperto che l'Alzheimer non è una, bensì tre malattie diverse, che non possono essere affrontate con i metodi tradizionali, ma richiedono un approccio nuovo. Il suo protocollo terapeutico, in grado di riequilibrare gli "scompensi" che sono all'origine del declino cognitivo, non si basa sull'impiego di farmaci, ma interviene sullo stile di vita: dalla dieta alla qualità del sonno, dall'assunzione di micronutrienti e integratori al controllo dei livelli ormonali e di stress, fino all'esercizio fisico e mentale. Un programma a 360 gradi che ha già dato risultati impressionanti: 9 pazienti su 10 hanno mostrato miglioramenti significativi entro i primi mesi.

Per questo La fine dell’Alzheimer è una lettura necessaria per i malati, per i loro cari, per i medici e anche per tutti coloro che hanno compiuto quarant’anni.

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