Nelle nostre città vivono e operano realtà speciali che danno supporto, creano connessioni, spesso con iniziative capaci di richiamare un’intera comunità. Sono le scuole popolari, quelle «esperienze di educazione non formale» che solitamente mettono radici nei quartieri più a rischio e che negli ultimi anni sono tornate a rifiorire, con strutture e modalità eterogenee, tali da costituire un universo multiforme, non sempre di facile inquadramento. Dall’intento di esplorare questo mondo nasce il volume, frutto di un progetto di ricerca dell’Università Roma Tre: attraverso un’indagine sul campo, tramite le testimonianze degli educatori e dei ragazzi, queste pagine sondano in profondità il fenomeno, interrogando le spinte ideali e le finalità di chi anima queste realtà, le motivazioni di chi vi partecipa, le pratiche educative, il rapporto con le istituzioni. Il focus è Roma – vero e proprio laboratorio per la ricchezza delle scuole e un fermento civico particolare – ma lo sguardo si allarga ad altri luoghi: Palermo e Napoli, Bologna e Torino, e anche l’America Latina. Esperienze diversissime, e tuttavia con un’unica anima: legate al territorio in cui agiscono, sono un presidio di democrazia, partecipazione e coesione sociale. Se la spinta iniziale è spesso quella di supplire alle lacune della scuola formale, lungo il percorso le scuole popolari maturano una postura critica verso l’intera società, connettendo la pratica educativa con l’agire politico; si fanno spazi di militanza e di stimolo nei confronti dell’ingessato sistema educativo, spesso adottando metodologie e prassi innovative. È questa la strada maestra per contrastare una società ancora divisa tra oppressori e oppressi e proporre un’educazione che non si limiti a riflettere il presente ma lo trasformi, che non blindi le diseguaglianze ma le abbatta, che non si accontenti di adoperarsi in un «semplice» doposcuola ma aspiri a formare persone, futuri cittadini e cittadine partecipi e riflessivi.