Ribelle e genuino, affamato e generoso, combattivo e irascibile, schietto e impulsivo. In Vito Taccone abitavano tante anime diverse legate dal fil rouge della passione e del grande amore per la sua terra. Soprannominato Camoscio d'Abruzzo per il carattere e le abilità di scalatore, Taccone è stato un antieroe senza paura in grado di dare del tu alla povertà e al successo, alle vittorie e alle delusioni, ai grandi campioni del tempo e persino a papa Giovanni XXIII a cui chiese con candore «Caro Papa, per quale corridore fai il tifo?». Un ciclista e un personaggio fuori dagli schemi, capace di riunire per tutti gli anni Sessanta – nel tifo e nell'ammirazione – un'Italia frammentata e una regione vessata da fame e miseria, diventandone il simbolo di riscatto e di speranza per il futuro. Federico Falcone, scavando nel passato con dedizione e rispettosa cura, ci restituisce il ritratto di un corridore extraordinario; in una complessa parabola sportiva e umana fatta di cadute e conquiste, trionfi e amarezze, che hanno fatto diventare Vito Taccone il campione indimenticato di un intero Paese.