Sono molte le domande che Allam si pone nel corso di questo libro e che configurano un approccio del tutto inedito: perché il mondo arabo non ha avuto un suo Sessantotto? Perché il conflitto israelo-palestinese non avrà mai la valenza simbolica e aggregatrice che ebbe il Vietnam per i giovani occidentali degli anni sessanta e settanta? Cosa accomuna i linguaggi e le forme mediali in cui il dissenso dei giovani arabi trova espressione alle manifestazioni degli indignados e al rap delle grandi periferie metropolitane occidentali? Qual è il rapporto con i nuovi mezzi di comunicazione? Internet giunge davvero a liberare i sogni di questi giovani o rischia di diventare anch'esso strumento di chiusura? E, infine, perché non riesce a emergere una leadership forte? Ricco di spunti e suggestioni - sociologiche e letterarie (testi di canzoni, film e letteratura) - il libro muove dalla consapevolezza che per comprendere quanto sta avvenendo nel mondo arabo non si può non considerare cosa voglia dire oggi avere vent'anni a Tunisi e al Cairo e confrontarsi con modelli di società che racchiudono in sé ancora tante, troppe, contraddizioni irrisolte. Contraddizioni che diventano ancora più esplosive nel processo di ricostruzione che fa seguito alle rivolte, come dimostra la bozza di Costituzione dei salafiti tunisini, qui pubblicata per la prima volta, in cui si pretende di dare vita a una nuova forma di governo islamico servendosi di concetti e di riferimenti che risalgono al mondo medievale arabo e dunque alle strutture portanti della società di quell'epoca. Parte dai suoi ricordi personali, Khaled Fouad Allam, per costruire una lettura comparativa delle contestazioni e dei rivolgimenti che abbiamo imparato a conoscere con il nome di "Primavera araba". «Avere vent’anni oggi a Tunisi o al Cairo è diverso che a Parigi, a Roma o a New York. Anche se le tecnologie unificano la società superando le frontiere, tuttavia rimangono le condizioni storiche, sociali e antropologiche per cui il cammino verso la libertà e la democrazia, per un ragazzo o una ragazza di Tunisi o del Cairo, è complesso, difficile, pieno di insidie» (Khaled Fouad Allam)