Un uomo esce dal suo appartamento a Bombay, e si trova circondato da una fiumana di persone in marcia, senza riuscire a capirne il motivo. Il proprietario di un’autofficina è il sosia di Rushdie, ma quando i clienti cominciano a chiamarlo Salman il gioco si fa pericoloso. Il figlio di un capostazione ritrova un mazzo di orari ferroviari tra le carte del padre, e inizia un viaggio in treno senza meta apparente. Quindici racconti attraversati da un umorismo beffardo e da un senso di spaesamento, di sfida alle convenzioni e ai valori dominanti, che è la cifra di R. Raj Rao e fa di lui uno scrittore a tutto tondo, non solo il cantore della condizione omosessuale in India. Sullo sfondo una folla colorata e sempre in movimento, un’umanità entro cui perdersi nel suo intrico di parole, comportamenti, odori. Storie di relazioni omosessuali e di matrimoni misti, di un perenne senso d’inadeguatezza, di attrazione e repulsione per i corpi, di violenze, fallimenti e passioni fuorvianti, in India, ma anche a Trinidad, Dhaka, Coventry, San Francisco. La sua lucida ironia non risparmia neppure alcuni notissimi scrittori indiani. Poche raccolte di racconti mostrano una simile versatilità di scrittura unita a uno sguardo acuto, ironico, ma generoso e poetico sul mondo indiano contemporaneo, che sa sempre divertire il lettore.